domenica 28 febbraio 2010

MICHEL PLATINI

Le Roi, Michel Platini è senz'altro uno dei calciatori della storia del calcio europeo: arguto in campo quanto fuori, dotato di una spiccata personalità che ne ha fatto un leader in campo e un vincente nella vita.
Il successo di Platini è legato ad alcune sfide difficili sempre vinte brillantemente: dal debutto in prima divisione francese all'affermazione nel campionato italiano (considerato giustamente il più difficile del mondo), per finire con l'avventura sulla panchina della Francia.
Attualmente le Roi è alle prese con l'ennesima prova di carattere: si dice sempre più insistentemente di un suo coinvolgimento ai vertici dell'UEFA, visto che Blatter probabilmente passera alla direzione della FIFA.
Per quanto riguarda la sua carriera "attiva", è difficile raccontare il calciatore Platini: sicuramente è stato uno dei calciatori simbolo degli anni '80, insieme a Maradona, Zico e Rumenigge.
E' anche uno dei grandi giocatori ad avere vinto di più, anche per il fatto di aver militato in una delle squadre più forti del mondo, quella Juventus che annoverava nelle sue fila i campioni del mondo del 1982, giocatori come Tardelli, Scirea, Cabrini, Rossi e tutti gli altri.
Al di la delle simpatie personali, tutti hanno sempre riconosciuto come Platini appartenga alla schiera dei giocatori dotati della magia nei piedi, capaci di inventare quello che i normali giocatori possono solo immaginare, dotato di una illuminata visione di gioco: sapeva mandare in rete i compagni o concludere personalmente l'azione con la stessa naturalezza.
Platini fu un esempio di giocatore moderno, signore in campo, simbolo di classe e correttezza che sarebbe dovuto servire alle future generazioni di giovani calciatori.



Biografia di un campione: le Roi
Michel Francois Platini è nato il 21 giugno 1955 a Genibos di Joeuf (una cittadina nella regione della Meurthe-et-Moselle) ed è il secondogenito dei signori Platini, ristoratori di origini italiane.
Il piccolo Platini trascorre un'infanzia normale, l'approccio col calcio è favorito dalla passione del padre Aldo, capitano della squadra locale: l'AS Jovicienne.
Mentre il padre si allena, Michel perfeziona i suoi tiri e i dribbling: come tutti i bambini, gioca nel cortile dietro casa con gli amici, ed essendo il più piccolo viene soprannominato "Ratz" (l'equivalente di "nanetto"), ma viene conteso da tutti per le sue qualità tecniche già molto superiori alla media.
A sedici anni, dopo la trafila delle giovanili, debutta nella prima squadra del suo paese: è qui che Platini comincia a diventare una leggenda.
Seppur giovanissimo, viene notato da tifosi e addetti per le sue spiccate qualità.
Nel gennaio del 1971 arriva la ciliegina sulla torta: l'AS Joef si scontra, in una partita di coppa, con il Metz.
I pronostici sono ovviamente tutti per il Metz, ma fra lo stupore generale si impone il Joeuf; e sapete chi realizza l'unica rete della partita con un gran tiro da venti metri?
Si, avete indovinato: il giovane Michel Platini.
Così arrivarono i primi contatti col grande calcio della Division 1: ma lo staff del Metz lo scarta dopo i test fisici.
Secondo i medici sociali Platini non mostra una soddisfacente capacità respiratoria: è scarso di torace insomma.
Platini non si lascia demoralizzare e si rivolge alla squadra rivale: il Nancy.
Titolare inamovibile della seconda squadra del Nancy (che disputava il campionato di "serie C"), si segnala anche per alcune presenze in prima squadra, segno che l'allenatore aveva già intuito il futuro glorioso che lo attendeva.
Alla sua seconda apparizione nella serie A francese, Platini stupisce tutti (meno che quelli che lo conoscono!) realizzando 2 reti contro l'Olympique di Lione.
A soli 18 anni diventa titolare inamovibile del Nancy, ma nel 1974 non riesce ad evitare la retrocessione del suo Club.
L'anno seguente il Nancy riconquista facilmente la serie A, segnando ben 72 gol e mostrando un gioco fantasioso ed entusiasmante, per gran parte merito di Platini.
Il 76 è l'anno della svolta del calcio francese: Hidalgo viene nominato selezionatore della nazionale in vista dei mondiali del 1978 in Argentina.
Il nuovo Ct punta da subito sui giovani ed in special modo su Michel Platini.
Al debutto in nazionale l'ex ragazzino prodigio di Joeuf (ma ha solo 20 anni!) stupisce tutti: chiede palla al capitano dei Bleu che si apprestava a battere una punizione dal limite e spara la palla nel sette per fissare il risultato sul 2-0.
Il '76 è l'anno di Platini: l'esordio in nazionale, i 28 gols realizzati in 35 partite col Nancy e, più in generale, per l'affermazione cristallina del suo talento sul palcoscenico del grande calcio.
Nel '77 arriva il primo riconoscimento a livello internazionale: a soli 22 anni si classifica al terzo posto nella prestigiosa classifica del "Pallone d'Oro".
Ai mondiali in Argentina Platini non arriva, dunque, da sconosciuto: i marcatori conoscono ormai il suo estro, la sua tecnica sopraffina e la sua abilità nel concludere a rete e, perciò, lo marcano stretto.
La nazionale francese, seppur eliminata al primo turno (ma era inserita in un girone di "ferro", con Argentina, Italia e Ungheria) si dimostra competitiva con le potenze del calcio mondiale, cosa che non accadeva da diversi anni.
La delusione mondiale offusca la prima affermazione importante di Platini: col suo Nancy (sette reti in otto partite) si era infatti aggiudicato la Coppa di Francia.
Il 1978 è anche l'anno del suo distacco dal Nancy, la squadra che aveva creduto in lui e lo aveva lanciato nei piani alti del calcio.
Dall'anno successivo, infatti, sarà un giocatore del Saint-Etienne.
Quando viene acquistato dal Saint-Etienne il club non è nel suo momento migliore: da tre anni ormai i verdi non si aggiudicano il titolo e sembra che un ciclo si sia ormai chiuso.
L'ambiente è diverso da quello del Nancy: li Platini ha lasciato un gruppo di amici, un ambiente familiare, mentre al Saint-Etienne è tutto più professionale e freddo.
Ma la classe e il carisma di Michel alla fine conquistano anche i nuovi tifosi: il culmine viene raggiunto in coppa Uefa, quando, dovendo recuperare due gols al PSV, i verdi guidati da Platini distruggono l'avversario sommergendolo di gols (6-0 è il risultato finale) e facendo letteralmente infiammare i supporters nello stadio che intonano per la prima volta "Platini, Platini....", che diverrà slogan abituale per gli ultras del Saint-Etienne.
Il primo titolo di campione di Francia, per Platini, arriva nel 1981 a coronamento di una ottima stagione di le Roi.
Nello stesso anno, con la nazionale, Platini realizza una rete di rara bellezza e di sicura importanza: la Francia è chiamata ha sconfiggere l'Olanda al Parco dei Principi per approdare ai mondiali spagnoli.
Sconfitti per 1-0 in Olanda, i bleus sono chiamati ad una prova d'orgoglio: il Ct Hidalgo è al centro di una bufera di critiche e la squadra non ha mai realmente mostrato il bel gioco che l'aveva contraddistinta gli anni precedente.
La gara è drammatica: i francesi attaccano a testa bassa, ma gli orange si arroccano in difesa e contengono le sfuriate dei galletti.
Al 52 minuto l'arbitro assegna una punizione da posizione interessante per la Francia: Platini calcia la punizione a girare sulla barriera ma Peters tocca la palla con la mano procurando ai bleus la ghiotta opportunità di una punizione dal limite.
Platini, specialista in queste prodezze, accarezza il pallone che, accarezzando l'aria, si infila in porta.
Nello stadio è l'apoteosi e la nazionale francese ritrova convinzione e morale: la partita terminerà 2-0, il biglietto per la Spagna è conquistato.
Nel 1982 Platini si laurea capocannoniere del campionato e con le sue 22 reti trascina il Saint-Etienne al secondo posto.
Nell'estate ci sono i mondiali e la Francia termina la sua avventura alle semifinali contro la Germania, al termine di una partita emozionante e drammatica.
La stagione successiva segnerà una svolta nella carriera e nella vita di Michel Platini: dopo i mondiali lo attende l'avventura con la Juventus, che lo trasformera da campione a mito del calcio.
Scelto dall'avvocato Agnelli, innamorato di questo fantasioso e carismatico francese, Platini non ha vita facile al suo impatto col calcio italiano: troppe differenze col calcio francese, difese ruvide e asfissianti, una forma fisica precaria che si porta in dote dai mondiali, rendono il primo periodo in bianconero non dei più felici.
E' nella seconda parte della stagione che i tifosi juventini (che cominciavano a chiedersi se l'acquisto fosse stato azzeccato o meno) scoprono il vero Platini: nei quarti di finale di coppa Campioni la Juve infligge una lezione di calcio agli inlesi dell'Aston Villa e Michel segna 2 reti.
I giornali italiani iniziano a tessere gli elogi del campione francese, che una volta ingranata la marcia giusta, trascina la Juventus alla finale di Coppa Campioni di Atene.
Nella finale Platini si fa in quattro, percorrendo chilometri e chilometri di campo, ma non c'è nulla da fare: il destino aveva deciso che un tiro da lontanissimo del tedesco Magat beffasse Zoff e portasse la coppa più prestigiosa in Germania.
La sua prima stagione juventina gli porta, comunque, una coppa Italia e soprattutto il "Pallone d'Oro": il premio più ambito, la laurea di ogni campione.
Gli anni seguenti con i bianconeri sono i più esaltanti della sua carriera: Coppe europee, titoli nazionali, vittorie nelle classifiche dei cannonieri...... Platini diventa il campione più decorato della sua epoca.
E in questi anni fantastici riesce anche ad ottenere quello che aveva sempre sognato: un titolo con la sua amata nazionale.
Gli europei del 1984 non hanno l'Italia nelle fila dei partenti: la nostra nazionale (che deve gestire il difficile ricambio dopo il titolo mondiale del 1982) attraversa anni poco felici, allora i tifosi italiani guardano con simpatia alla Francia di Michel Platini.
Diciamo subito che Platini nel 1984 disputa un torneo semplicemente fantastico: realizza nove gols in cinque partite e mostra una maturita tecnica, atletica e tattica che si traduce in un gioco che lascia tutti a bocca aperta.
In semifinale la Francia trova il Portogallo: la partita è al cardiopalma, termina in parità (1-1) e nei tempi supplementari i portoghesi vanno in vantaggio.
I tifosi sono ammutoliti e affranti, ma nel volgere di pochi minuti la Francia agguanta il pareggio prima e la vittoria poi.
La rete decisiva è "firmata" le Roi: in un'azione con l'aiuto di Tigana, Platini scaglia un siluro sotto la traversa che vuol dire finale.
La finale al Parco dei Principi (l'europeo del 1984 si disputa in Francia) la Francia si trova di fronte la Spagna.
Platini mette il suo sigillo anche su questa gara: è suo il gol su punizione che spianerà la strada ai transalpini per la vittoria (2-0 il finale).
Il 1985 è l'anno che conclude in maniera trionfale il ciclo più esaltante della carriera di Michel Platini: ottiene lo scudetto, il terzo titolo di capocannoniere nel campionato italiano e, finalmente, la Coppa Campioni (seppur nella tragica serata dell'Heysel non si può parlare di gioia o trionfo....).
Il 1986 è l'anno del terzo mondiale giocato da Platini: è l'ultima occasione per aggiudicarsi il titolo mondiale, la Francia è campione d'Europa e il gruppo guida della squadra crede nell'impresa.
Le condizioni dei mondiali messicani sono particolari (4000 metri di altezza!) e Platini è acciaccato: è qui che si vede i lcarattere del giocatore che, non solo stringe i denti, ma si carica sulle spalle tutte le responsabilità che derivano dall'essere considerato il leader carismatico del calcio francese.
Le prime tre partite dei galletti sono mediocri, Platini non ha segnato e le voci nell'ambiente parlano di una condizione fisica non ottimale.
In più agli ottavi i francesi dovranno affrontare l'Italia (con cui, storicamente hanno pronostici contrari).
Qui la Francia ritrova il bel gioco degli europei: vince per 2-0 e surclassa gli italiani.
I quarti di finale sono negli occhi di tutti: al termine dei tempi regolamentari Brasile e Francia sono 1-1 e si dovrà ricorrere alla lotteria dei calci di rigore.
Il "miglior giocatore del mondo" deve calciare il penultimo rigore e tutti sanno che bacerà il pallone e lo scareventerà in fondo alla rete...... invece accade l'impensabile: le Roi calcia il rigore in orbita, ma un palo di Julio Cesar regalerà comunque l'accesso alla semifinale ai blues.
La corsa mondiale della Francia di Platini si interromperà ancora una volta contro la Germania Ovest (2-0 per i tedeschi), ma negli occhi di tutti rimarrà quella splendida, emozionante partita con il Brasile, presa ancora oggi come riferimento dei mondiali messicani.
Il 17 maggio 1987 è la data che segna l'addio al calcio di Roi Michel, nel suo straordinario palmares manca solo il titolo di campione del mondo, ma negli anni della sua carriera ha saputo conquistarsi un titolo non ufficiale, ma ugualmente importantissimo: la fama di gentiluomo, lo stile che altri campioni di eguale classe e potenziale possono solo invidiargli ne hanno fatto un campione amato ed ammirato in tutto il mondo.
I suoi lanci di sessanta metri sui piedi dell'attaccante, i suoi gols, la fantasia e gli atteggiamenti, a volte da prima donna ma comunque sempre simpatici, lo hanno reso mito per intere generazioni di ragazzi che hanno passato pomeriggi a tirare punizioni contro un muro, cercando di accarezzare la palla e farla viaggiare leggera come il campione francese.

Tratto da EurocalcioNews

giovedì 11 febbraio 2010

SILVIO PIOLA

Attaccante, nato a Robbio (PV) il 29 settembre 1913, deceduto a Gattinara (VC) il 4 ottobre 1996.
Silvio Piola è stato il più prolifico centravanti italiano di tutti i tempi. Iniziò giovanissimo la carriera nella Pro Vercelli, esordendo sedicenne in Serie A nel campionato 1929/30 e diventando titolare l’anno seguente. Si dimostrò subito un goleador di razza segnando 13 reti all’età di soli 17 anni. Nell’estate 1934 lascia Vercelli dopo aver segnato con la casacca bianca 51 reti in Campionato, diventando il massimo bomber dei piemontesi in Serie A. Molte squadre vorrebbero averlo in squadra, alla fine è la Lazio ad aggiudicarsene i favori grazie anche ad un intervento politico.
In maglia biancoazzurra rimane per nove stagioni dando il meglio di sé: è due volte capocannoniere, nel 1936/37 e nel 1942/43, realizza in biancoceleste ben 143 reti con una media gol per partita invidiabile. Al periodo laziale sono legati i suoi successi in maglia azzurra. Con la nazionale esordisce con una doppietta il 24 marzo 1935 contro l’Austria al Prater di Vienna, prendendo il posto che era stato di Angelo Schiavio, centravanti bolognese decisivo alla vittoria della Coppa del mondo del 1934. In Francia nel 1938 realizza due doppiette fondamentali, l’una nei quarti contro i padroni di casa, la seconda, assolutamente memorabile, nella finalissima contro l’Ungheria.
Centravanti possente, alto 1 metro e 80 centimetri, si distinse sempre per la sua forza fisica, per la sua indomata voglia di combattere abbinata a grandi doti tecniche e acrobatiche. In una partita con la Lazio segnò una rete di testa, dopo essere stato ferito e fasciato proprio al capo. Fra le sue prodezze si ricorda un episodio curioso, accaduto nel 1939 a San Siro contro l’Inghilterra: segnò nella ripresa il gol del vantaggio azzurro in rovesciata, anticipando il portiere. Ci furono però grandi polemiche, in quanto il gol fu in realtà realizzato di pugno. Con l’avvento della Seconda Guerra Mondiale si trasferì a Torino, prima sulla sponda granata, disputando il Campionato di guerra 1943-44 perdendo la finalissima. Alla ripresa dei regolari campionati, nel 1945/46, passò alla Juventus con la quale disputò due campionati, per essere poi ceduto al Novara in Serie B.
Probabilmente i dirigenti juventini lo giudicarono ormai un giocatore troppo vecchio: in realtà l’inossidabile Piola portò il Novara in Serie A e disputò nella massima categoria ancora sei campionati segnando 70 reti. È ancor oggi il massimo cannoniere dei piemontesi, fatto che gli fa detenere un record curioso: è il bomber di tutti i tempi per tre squadre diverse. Giocò in massima serie fino all’età di 40 anni, diventando anche il più vecchio realizzatore della Serie A. Con la maglia del Novara venne anche convocato in nazionale due volte, l’ultima il 18 maggio 1952 a Firenze contro l’Inghilterra, diventando così anche il più vecchio azzurro, record poi battuto da Dino Zoff.
Con la maglia azzurra collezionò 34 partite segnando ben 30 reti, che gli permettono di essere il terzo cannoniere della nazionale dopo Luigi Riva e Giuseppe Meazza, con una media gol fra le migliori in assoluto. Fra i suoi record si ricorda quello tuttora imbattuto di reti in Serie A, ben 274, che diventano 290 contando le sedici del campionato anomalo 1945-46 (disputato su due gironi geografici con un girone finale per l’assegnazione del titolo). Nonostante la sua carriera lunga e di successo, sebbene nel suo palmares figuri un Campionato del Mondo, Piola non vinse mai uno Scudetto, sfiorandolo solamente nel 1936/37. Fu per un periodo anche allenatore della Nazionale, fatto curioso è che doveva ancora smettere di giocare. Tuttavia era affiancato da una commissione tecnica formata da Czeizler e Angelo Schiavio.



Riconoscimenti
- Primo posto nel mondiale del 1938;
- 2 titoli di capocannoniere del campionato italiano (1936-'37 con 21 gol e 1942-'43 con 21 gol);
- miglior cannoniere del Campionato italiano di tutti i tempi con 274 reti in Serie A;
- detiene il record del maggior numero di gol segnati in una partita in Serie A (6 reti, record eguagliato da Omar Sivori).
 

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