martedì 27 aprile 2010

DIEGO ARMANDO MARADONA

Diego Armando Maradona è nato a Lanús in Argentina il 30 ottobre 1960 da una famiglia di 10 persone: padre, madre e 8 figli. È cresciuto a Villa Fiorito, un sobborgo povero di Buenos Aires, giocando a pallone con palle improvvisate di pezze e stracci: era già allora oggetto di scommesse. La prima squadra giovanile dove militò fu l’Estrella Roja, poi fu comprato dall’Argentinos Juniors all’età di 10 anni: con lui la squadra giovanile raggiunse la striscia di 136 risultati utili consecutivi. Esordì in prima squadra nel 1976: inizialmente era riserva, subentrava a partite iniziate, poi divenne titolare inamovibile. Di ruolo era centrocampista offensivo, delle volte fu anche punta. Sei un barittolo grassottello -gli disse un portiere prima di una partita- non segnerai mai! El loco, il matto era chiamato quel portiere, perché gli rifilò una doppietta. Nel 1977 il cittì Menotti lo fece esordire in amichevole con la maglia dell’Argentina ma lo escluse dalla lista dei convocati per il mondiale casalingo del 1978: quella fu una grande ferita che Maradona si portò dietro per tutta la carriera. Si rifece l’anno dopo, quando vinse in Giappone il mondiale under 20 con le giovanili dell’Argentina; in più vinse nel 1979 e nel 1980 il Pallone d’Oro Sudamericano. Nel 1981 si trasferì al Boca Junior, squadra di cui il padre era tifoso, dopo aver rifiutato l’offerta del River Plate, la squadra dei ricchi: il giocatore fu acquistato per 10 milioni di $, la società per non fallire dovette disputare delle amichevoli nel mondo, le cui clausole nei contratti prevedevano la presenza in campo de El Pipe de Oro (Il ragazzo d’oro) come era soprannominato Maradona. Con la maglia del Boca vinse il Campionato Metropolitano Argentino, dopodiché per problemi economici fu ceduto al Barcellona: il primo anno non fu particolarmente brillante, vinse solo la Coppa del Re, il secondo fu peggiore perché fu messo fuori combattimento da un giocatore dell’Atletico Bilbao, il quale sfociò tutta l’avversità di cui M. era oggetto in Spagna. Restò fuori più di 100 giorni, giocò ancora la finale di Coppa del Re, contro l’Atletico Bilbao, quella volta perse ma a fine partita si scatenò il finimondo davanti al Re di Spagna: scoppiò una maxirissa per regolare i conti una volta per tutte con l’Atletico Bilbao. In Spagna il calciatore iniziò la dipendenza dalla cocaina, nonostante fosse il protagonista di reclami televisive antidroga . La Spagna fu lieta di liberarsi di Maradona, Napoli fu felice di abbracciarlo nel 1984: il presidente della società partenopea Ferlaino la strappò alla Juventus e oltre 70.000 persone assistettero alla presentazione allo Stadio San Paolo di Napoli. Conquistò tutti in Italia nel gennaio del 1985 in Napoli – Lazio, quando infilò una tripletta al malcapitato portiere Orsi. Nella prima stagione al Napoli Maradona ottenne una tranquilla salvezza. La stagione successiva l’argentino suggerì i giocatori da vendere; i rinforzi che arrivarono consentirono al Napoli di conquistare un prestigioso terzo posto alle spalle di Juventus e Roma: proprio Maradona interruppe la striscia positiva iniziale dei bianconeri di 8 vittorie consecutive, segnando una rete impossibile, alla Juventus quando si presentò al San Paolo, su punizione dentro l’area dove era tutto coperto dalla barriera. Dopo essere stato sfortunato protagonista nel mondiale del 1982, perché venne colpito duro dagli avversari, nel mondiale del 1986 non lo fermò nessuno: trascinò la mediocre squadra argentina alla vittoria. Lo vinse da solo quel mondiale: se Pelé era divenuto 3 volte campione del mondo, ma poteva contare su un grandissimo Brasile, non si può dire lo stesso di Maradona. In quel mondiale realizzò 5 reti capolavoro: una rete ad effetto la realizzò all’Italia, abbiamo già parlato della doppietta contro l’Inghilterra, realizzò ancora una doppietta al Belgio in semifinale, in finale il controllo a vista del tedesco Lothar Matthaus gli impedì di andare a segno, ma fu abile a toccare la palla per Burruchaga, che libero si involò in fuga solitaria per infilare la palla vittoriosa del mondiale.




Tornò carico a mille nella “sua” Napoli e riuscì il miracolo dopo che la squadra fu rinforzata: fece vincere lo scudetto, il primo della storia, la Coppa Italia e la Coppa Uefa. Per i napoletani Maradona affiancò San Gennaro nella venerazione popolare e avere una fotografia insieme all’asso argentino da esporre in salotto era il massimo dei massimi. Nacquero dei comitati “Te Diegum” e divenne popolare l’inno ” oh mamma, mamma, mamma, oh mamma, mamma, mamma, sai perchè me batte el corazon? Ho visto Maradona, ho visto Maradona, eh, mammà, innamorato son!” L’orecchino che l’argentino portava divenne modello d’imitazione per i giovani ammiratori. Maradona conosceva il dramma della povertà per cui non si sottraeva ad attività benefiche, ma il suo matrimonio fastoso a Buenos Aires fece scalpore perché l’Argentina era un paese povero. Durante la sua permanenza a Napoli non volle riconoscere mai delle paternità da delle donne che erano state con lui, ma i tribunali gli diedero torto. Nei calci di punizione egli era qualcosa di favoloso: il radiocronista Enrico Ameri, quando Maradona si apprestava a calciarle, interrompeva i colleghi radiocronisti dagli altri campi perché sicuro della realizzazione. Quando non arrivava a colpire la palla di testa ci provava con le mani: delle volte né arbitri, né moviole televisive se ne accorgevano. Le reti normali e quelle che inventava non si erano mai viste e mai più si vedranno. La stagione successiva al primo scudetto del 1987, sembrava che il Napoli dovesse vincere anche il secondo consecutivo ma nelle ultime partite crollò inspiegabilmente: il Milan di Sacchi e degli olandesi lo sorpassò nella sfida decisiva del 1 maggio 1988 al San Paolo. Girarono voci mai provate di infiltrazione camorristiche tendenti a far perdere lo scudetto al Napoli per le scommesse. Nel 1989 Maradona provò ad andarsene da Napoli per trasferirsi al Marsiglia: fu la telenovela di mezza estate, iniziarono a girare voci sulla sua dipendenza dalla droga e sulla sua frequentazione di ambienti malavitosi. I vertici del Napoli impedirono la cessione del giocatore che tornò a campionato iniziato, nella stagione che portava al mondiale di Italia 90. Solo Napoli continuava a venerarlo e a difenderlo, il resto d’Italia non sopportava più né lui, né le sua provocazioni ed ogni partita diventava per gli avversari un pretesto per abbatterlo, senza riuscirvi. Tra una tempesta di polemiche i partenopei conquistarono il secondo scudetto beffando il Milan: una monetina che colpì Alemao decretò la vittoria a tavolino del Napoli sull’Atalanta, succesivamente i rossoneri a Verona furono decimati dal cartellino rosso facile dell’arbitro Lo Bello. Maradona era consapevole di non avere più lo squadrone argentino dei mondiali 86 per il 90: con molta fortuna e grazie al portiere Goicoechea superò a stento il primo turno, beffò il Brasile e passò ai rigori con la Jugoslavia, arrivando in semifinale a Napoli contro l’Italia. I napoletani non accettarono il suo invito a sostenere l’Argentina anziché gli azzurri ma ogni volta che toccava palla c’era un’ovazione del pubblico. L’Argentina, che tutti davano perdente, s’impose ai rigori e approdò nella finale di Roma, ancora contro i tedeschi: perse su calcio di rigore molto dubbio, tra ferocissime contestazioni, con Maradona piangente che parlò di vittoria mafiosa e ad inizio partita inveì contro gli italiani che fischiavano l’inno del suo paese. La Gazzetta dello Sport del 9 luglio 1990 a pagina 6 titolava così:
Diego solo nel Colosseo. Il mondo l’ha visto insultare, lottare, piangere, perdere senza amici.
“Maradona piange come un bambino. Nemmeno le sue lacrime impietosiscono l’Olimpico. I maxischermi rimbalzano l’immagine: il re piange ma non c’è nessuna misericordia. Solo fischi. E noi ci domandiamo se questo è l’Olimpico o il Colosseo, se questo è ancora sport.”

Nel corso del campionato di Serie A 1990 – 91 fu trovato positivo al controllo antidoping e fu squalificato per 15 mesi, tornò in Argentina dove fu arrestato per possesso, consumo e spaccio di cocaina. Scontata la squalifica ebbe esperienze calcistiche non esaltanti nel Siviglia in Spagna e al Newell’s Old Boys in Argentina. Il mito Maradona risorse ai mondiali del 1994 negli Usa: siccome il calcio negli Stati Uniti non era molto diffuso si volle a tutti i costi portare le maggiori stelle mondiali. Era molto ingrassato, così dovette buttare giù molti chili: la sua esultanza rabbiosa, successiva ad una rete realizzata contro la Grecia, sembrava portare la sua nazionale ad un cammino vittorioso. Ma il destino volle che venisse escluso dal mondiale per aver ingerito una sostanza vietata, l’efedrina, per curasi dal raffreddore e per mantenere la linea. L’Argentina senza di lui uscì disastrosamente dal torneo. I maligni sostennero che il giocatore fu escluso perché la Fifa aveva capito che con lui l’Argentina rischiava seriamente di vincere il mondiale e si voleva favorire il Brasile che erano 24 anni che non vinceva. Vinse il pallone d’oro alla carriera nel 1995 e giocò ancora nel Boca Juniors, allo Stadio La Bombonera che l’aveva lanciato, fino all’ottobre 1997: si ritirò dal calcio il giorno del suo 37esimo compleanno.

Per disintossicarsi dalla droga si recò a Cuba, dove sperimentò anche una miracolosa cura dimagrante, fece amicizia con Fidel Castro e abbracciò le sue idee: si tatuò un’effige di Fidel e una del medico argentino rivoluzionario Ernesto Che Guevara. Dopo essere stato molto religioso non si considerò più cattolico praticante. Rimanendo in tema di religione: è sorta una religione ispirata alla venerazione di Maradona. Nel 2001 giocò la partita d’addio al calcio ufficiale. E’ stato conduttore televisivo e da 2 anni è divenuto C.T. della nazionale argentina che guiderà nel mondiale di Sudafrica 2010. Insieme a Pelé è stato eletto calciatore del secolo: all’inizio Pelé apprezzò le sue doti, dopo tra i 2 i rapporti si inclinarono e ultimamente si sono riappacificati. Come calciatore sicuramente è stato il più forte di tutti i tempi: forse perché si è affermato in un calcio difficile come quello europeo e da solo rese competitiva la nazionale argentina, mentre Pelé si affermò in Sudamerica dove era tutto più facile e non fu il solo asso della nazionale brasiliana. Ma nonostante ciò Maradona fu il calciatore più discusso e controverso, di Pelé fuori dal campo se ne parlò sempre ben
Carriera di Maradona:

Giovanili
1970-1976
Argentinos Jrs
Squadre di società:
1976-1981
Argentinos Jrs
166 pres. (116 reti)
1981-1982
Boca Juniors
40 pres. (28 reti)
1982-1984
Barcellona
36 pres. (22 reti)
1984-1991
Napoli
188 pres. (84 reti)
1992-1993
Siviglia
26 pres. (5 reti)
1993-1994
Newell’s Old Boys
5 pres. (0 reti)
1995-1997
Boca Juniors
30 pres. (7 reti)

Vittorie Individuali:

Capocannoniere del Campionato Metropolitano – 1978 (22 gol), 1979 (14 gol), 1980 (25 gol)
Capocannoniere del Campionato Nacional – 1979 (12 gol), 1980 (18 gol)
Calciatore sudamericano dell’anno accreditato dal CONMEBOL – 1979, 1980
Calciatore sudamericano dell’anno secondo il Centro dei Giornalisti Accreditati dalla AFA (CEPA) – 1979, 1980, 1981
Miglior giocatore dei Mondiali Under-20 – 1979
Olimpia de Plata al Miglior Calciatore argentino dell’anno – 1979, 1980, 1981, 1986
Olimpia de Oro al Miglior Sportivo argentino dell’anno – 1979, 1986
Miglior Calciatore Sudamericano dell’anno per la rivista El Mundo, di Caracas – 1979, 1980, 1986, 1989, 1990, 1992
Guerin d’Oro – 1985
Pallone d’Oro al Mondiale – 1986
Calciatore dell’anno per la rivista World Soccer – 1986
Onze d’or al miglior calciatore in Europa, secondo la rivista francese Onze Mondial – 1986, 1987
Once de bronze al terzo miglior calciatore in Europa, secondo la rivista francese Onze Mondial – 1985, 1988
Capocannoniere della Serie A – Serie A 1987-1988 (15 gol)
Capocannoniere della Coppa Italia – Coppa Italia 1987-1988 (6 gol)
Pallone di Bronzo al Mondiale – 1990
Eletto “Miglior Calciatore Argentino di tutti i tempi” dalla AFA – 1993
Pallone d’oro alla carriera – 1995
Olimpia de Platino al Miglior Sportivo argentino del secolo – 1999
Sportivo del Secolo per il quotidiano argentino Clarín – 1999
Eletto “Secondo miglior giocatore di tutti i tempi” in una votazione tra tutti i vincitori del Pallone d’Oro – 1999
Calciatore del Secolo FIFA secondo un sondaggio popolare – 2000 (insieme a Pelé, eletto da una giuria FIFA)
Eletto autore del Gol del Secolo – 2002
Inserito nel FIFA 100 – 2004
Golden Foot alla carriera – 2007

Vittorie con le squadre di società:

Campionato argentino: 1 (Boca Juniors Metropolitano 1981), Coppa di Spagna: 1 (Barcellona 1983), Coppa della Liga: 1 (Barcellona 1983), Supercoppa di Spagna: 1 (Barcellona 1983), Campionato italiano: 2 (Napoli 1986-1987, 1989-1990),Coppa Italia: 1 (Napoli 1987), Supercoppa italiana: 1 (Napoli 1990), Coppa UEFA: 1 (Napoli 1989).

Con la nazionale argentina:

Ha totalizzato 91 presenze, segnando 34 reti, tra il 1977 e il 1994: ha vinto una Coppa del Mondo nel 1986. Con la nazionale giovanile ha vinto un mondiale under 20.

lunedì 26 aprile 2010

LIONEL MESSI

Lionel Andrés Messi, da molti chiamato semplicemente Leo, nasce il 24 giugno 1987 a Rosario, nello stato argentino di Santa Fè.
Ha solo cinque anni quando inizia a tirare i primi calci alla palla. La sua prima squadra è quella del Grandoli, piccola scuola di calcio della sua città rivolta ai fanciulli. Ad allenare i ragazzi è Jorge Messi, impiegato metalmeccanico e padre del futuro campione.
All'età di sette anni Lionel Messi indossa la maglia dei "Newell's Old Boys" e gioca nelle categorie giovanili.
Agli occhi degli appassionati di calcio che seguivano il ragazzino nei campetti di Rosario, già era chiaro il talento del giovane.
Il talento era talmente cristallino che le giovanili del blasonato club River Plate lo vollero.
A causa di un ritardo nello sviluppo osseo del ragazzo, dovuto al basso livello di ormoni della crescita presenti nel suo organismo, il passaggio sfuma.
Viene consigliato alla famiglia ul trattamento medico che però è costosissimo: si parla di 900 dollari mensili; Jorge Messi chiede aiuto ai Newell's Old Boys e al River Plate senza ottenere soluzioni adeguate. Crede fortemente nel possibile futuro da campione di Lionel: chiede così soccorso ad alcune fondazioni.
A raccogliere l'appello è la fondazione Acindar. A causa dei problemi economici che coinvolgono la famiglia - ma la situazione è analoga a numerosissime famiglie argnetine - il padre decide di emigrare in Spagna. Si mette in contatto con un cugino della moglie Celia, che abita a Lerida (città catalana sita nei pressi di Barcellona).
Nel settembre del 2000 Leo Messi effettua il primo provino con la prestigiosa società del Barcelona. E' il tecnico Rexach, allenatore delle giovanili, ad osservarlo: rimane impressionato dalla tecnica e dai cinque gol realizzati da Messi.
L'argentino firma immediatamente (pare che abbia firmato simbolicamente una salviettina) per il Barca.
Il club catalano si farà carico anche delle spese mediche per il trattamento che Lionel Messi necessita.
Il passaggio e l'ascesa nelle varie categorie del Barcelona è velocissimo; Messi arriva a siglare l'impressionante numero di 37 gol in 30 partite, e non è raro che in campo regali spettacolari magie.



Arriva così il debutto con la nazionale Argentina under 20; la partita è un'amichevole contro i giovani ragazzi del Paraguay. Leo Messi segna 2 goal.
E' il 16 ottobre 2004 quando debutta nella Liga spagnola con la prima squadra del Barcelona nel derby contro l'Espanyol (vincono gli azulgrana, 1-0).
Nel mese di maggio del 2005 Messi è il giocatore più giovane nella storia del club catalano (18 anni non ancora compiuti) a realizzare un goal nel campionato spagnolo.
Poche settimane più tardi inizia in Olanda il campionato del mondo under 20: Messi è protagonista con l'Argentina. Segna 6 goal in 7 partite e porta la sua nazionale al trionfo finale. Ottiene inoltre il titolo di Miglior giocatore del torneo ("Adidas Gold Ball") e quello di Capocannoniere ("Adidas Golden Shoe").
Non è felice il suo debutto con la nazionale maggiore contro l'Ungheria, a Budapest: Messi viene espulso dall'arbitro dopo un solo minuto di gioco.
All'inizio della successiva stagione clacistica spagnola, il Barcelona rinnova il contratto con il giovane talento, assicurandeselo fino al 2014. La clausola rescissoria è milionaria: il club che vorrà acquistare dai catalani il campione argentino, dovrà sborsare l'astronomica cifra di 150 milioni di euro!
169 centimetri per 67 chilogrammi, seconda punta, mancino, Messi è dotato di una grande accelerazione. Sia nel Barca che in nazionale viene impiegato come ala destra. Strepitoso nell'uno contro, non è raro che arrivi vicino alla porta avversaria. In Spagna gioca e convive efficacemente con altri grandi campioni, quali Ronaldinho e Samuel Eto'o.
Tra i suoi successi vi sono due vittorie della Liga (2005 e 2006), una Supercoppa Spagnola (2005) e una Champions League (2006).
Purtroppo Messi ha saltato la finale di Champions contro l'Arsenal, a causa di un infortunio rimediato contro il Chelsea.
"El Pulga" (la pulce), così soprannominato per via della sua ridotta statura fisica, è stata una delle attesissime stelle ai Mondiali di calcio di Germania 2006: l'Argentina terminerà il mondiale ai quarti di finale, eliminata ai rigori dalla squadra di casa; l'allenatore Pekerman ha utilizzato Messi solo per 15 minuti durante il girone iniziale: la giovane stella nel poco tempo disponibile ha comunque segnato un gol e fornito un assist per un'altra rete.
Diego Armando Maradona, parlando di Lionel Messi ed elogiando il suo talento, è arrivato a definirlo come proprio erede.
Nel 2008 partecipa con la nazionale argentina alle Olimpiadi di Pechino dove gioca da protagonista conquistando un prezioso oro olimpico. Il 27 maggio dell'anno seguente porta il Barcellona a laurearsi campione d'Europa vincendo la finale di Champions League (giocata allo stadio Olimpico di Roma) contro il Manchester United di Cristiano Ronaldo: con un colpo di testa, Messi è l'autore del gol del 2-0, rete che permette all'argentino di conquistare anche il titolo di capocannoniere della competizione (9 goal totali).
All'inizio del mese di dicembre del 2009 gli viene assegnato il Pallone d'Oro; la misura del merito appare cristallina nella classifica del premio: Messi superato di ben 240 punti il secondo classificato, il portoghese Cristiano Ronaldo, il quale era stato insignito dello stesso premio l'anno precedente.
L'annata si conclude in modo perfetto, tanto che meglio di così era veramente impossibile: Messi sigla infatti il gol (al 5° minuto del secondo tempo supplementare, 2-1 contro gli argentini dell'Estudiantes) che consegna al Barcellona - per la prima volta nella sua storia - il Mondiale per Club. Ma non è finita, perché a lui va anche il premio Fifa World Player, assegnato dai commissari tecnici e dai capitani delle nazionali.

Tratto da Biografieonline

lunedì 19 aprile 2010

ZICO

Zico in Brasile ha sempre giocato nel Flamengo, il più celebre club di Rio de Janeiro, dove fece il suo esordio nel 1971, dopo aver fatto la gavetta nelle squadre minori sin dal 1967 sotto la guida di Celio De Souze a Josè Nogueira.
E' poi passato nella squadra juniores dove nella gara con il Campo Grande segnò 6 reti nella partita vinta dai rossoneri del Flamengo per 8-0. quindi il suo esordio nel massimo campionato brasiliano l'8 agosto del 1971.
Zico nel Flamengo ha giocato per undici stagioni, esordendo nella massima divisione nella partita Flamengo - Vasco de Gama 2-1, ma solo dal 1973 è divenuto titolare.
Nel Flamengo, Zico, ha disputato 635 partite realizzando 630 gol. Con il Flamengo ha vinto 6 campionati dello Stato di Rio, 3 Taca de Ouro, 1 coppa Libertadores, 1 coppa Intercontinentale.
Zico è stato per 7 volte il capocannoniere del campionato carioca. E' stato proclamato per tre anni il miglior giocatore sudamericano, vincendo il pallone d'oro nel 77, nell' 81 e nell'82.
Arthur Antunes Coimbra ha esordito nella nazionale verde-oro il 3 marzo 1975 a Montevideo in Uruguay - Brasile 1-2 segnando un gol. Da allora è stato presente in nazionale partecipando alle fasi finali della coppa del mondo nel 1978, nell'82 e nell'86.
In Italia, Zico, arriva nell'83, la sua avventura avviene nel club dell'Udinese. Esordisce nella serie A italiana l'11 settembre in Genoa - Udinese 0-5, segnando una doppietta e risultando il migliore in campo. E' diventato subito capocannoniere del campionato italiano con 8 reti segnate nelle prime 8 gare. Al termine della sua esperienza italiana realizza un totale di 22 gol in 39 gare.
L'arte di Zico erano i calci da fermo, che, inevitabilmente, finivano per far gridare o al gol o al miracolo del portiere. Le sue punizioni erano un incubo per tutti i portieri. Una volta, un quotidiano di Rio fece una statistica, risultò che nove tiri di Zico su dieci diventavano gol. E nessuna difesa riuscì mai ad adottare una contromisura adeguata.
Abbandona il calcio giocato nel 1994, ma continua a frequentare l'ambiente come allenatore.




Tabella del campione
Nome: Arthur Antunes Coimbra
Nato a: Quintino -Rio de Janeiro-, il: 03-03-1953
Nazionalità: Brasiliana
Ruolo: attaccante
Maglia N°: 10

Tiro: le terribili punizioni sono il suo biglietto da visita, è quasi infallibile. anche la prontezza del tiro a rete è una delle specialità del brasiliano
Visione di gioco: oltre ad essere un grande finalizzatore, è un geniale suggeritore. Con passaggi di prima intenzione, secchi e rasoterra e di prevedere, con quella specie di 'sesto senso' tipico delle mezze punte di classe, gli sviluppi del gioco
Tecnica individuale: oltre al suo istinto e alle sue indubbie doti naturali, Zico, aggiunge una notevole dose di tecnica, perfezionata giorno per giorno con l'allenamento, instancabile nel lavoro.
Potenza: sicuramente non era un giocatore forte fisicamente, da calciatore il suo peso forma era meno di 70 chilogrammi, dotato di un fisico gracile e poco più alto di 1 metro e 70.

Tratto da Calciogiocato.com

domenica 18 aprile 2010

PELE'

Pelè, così era ed è soprannominato Edson Arantes do Nascimento, è nato nell’Ottobre del 1940 a Três Corações in Brasile. Da piccolo faceva il lustra-scarpe e sognava di diventare un calciatore. Iniziò presto giocando in alcune squadre dilettantistiche, dimostrando già di avere talento. All’età di 11 anni venne notato da un osservatore calcistico che gli propose di giocare nella sua squadra. All’età di 15 anni la grande occasione: si sottopone ad un provino per la grande squadra del Santos. Il provino va alla grande ed entra a far parte della squadra. Debutta così nel Settembre 1956 (meno di 16 anni di età…) partendo dalla panchina ed entrando poi in sostituzione dell’allora centravanti. Debutta nel migliore dei modi segnando un goal. E’ l’inizio di una ineguagliabile carriera che lo vedrà legato al Santos fino al 1974. Vestì presto la maglia della Nazionale Brasiliana. Nella sua longeva carriera, Pelè ha incantato gli appassionati di calcio e non solo con un numero impressionante di goal: 1284 !!! e innumerevoli grandi giocate di classe. Con il Santos ha vinto 5 Coppe del Brasile, 2 Coppe Intercontinentali, 2 Coppe Libertadores, 1 Supercoppa Intercontinentale, 11 Campionati dello Stato di San Paolo. E’ stato per 11 volte il Capocannoniere nel Campionato Brasiliano. Con la Nazionale ha vinto ben 3 Campionati del Mondo (Svezia 1958, Cile 1962, Messico 1970). Nell’Ottobre del 1974 gioca la sua ultima partita con il Santos; 21 minuti dopodiché si ferma al centro del campo con il pallone in mano, si inginocchia e alza le braccia al cielo… chi incredulo, chi commosso, hanno capito che era l’ultima partita… e così fu, almeno per il momento. Infatti dopo mesi di “pressione” da parte della squadra del Cosmos (USA), Pelè ritorna a giocare; nel Campionato Statunitense segna 55 goal in 3 anni vincendo il Titolo nel 1977 dopodichè si ritira per sempre dal Calcio professionistico. Dal tiro perfetto e potente, dal dribbling ubriacante, velocissimo, dal grande carisma, Pelè è stato probabilmente il più grande calciatore di tutti i tempi. Negli anni successivi “O Rei” (il Re, così viene chiamato) offre la sua pulita e rispettata immagine e presenza al sociale allo scopo di aiutare i più bisognosi. Nel 1999 viene eletto dal CIO “Atleta del Secolo”, nel 2000, insieme a Maradona, viene eletto dalla FIFA “Calciatore del Secolo”.





PALMARES - La carriera in numeri

N.1284 goal
N.3 Campionati del Mondo
N.2 Coppe Intercontinentali
N.2 Coppe Libertadores
N.1 Supercoppa dei Campioni Intercontinentali
N.5 Coppe del Brasile
N.11 Campionati dello Stato di San Paolo
N.1 Campionato Statunitense
N.1 Pallone d'Oro Sudamericano
N.11 Titoli Capocannoniere Campionato Brasiliano
N.1 Titolo Capocannoniere Coppa America
 

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